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Francesco

Storie Tossiche

Francesco

State per leggere la storia di Francesco, un ex ristoratore che a 32 anni ha conosciuto la venticinquenne Gabriella nel suo ristorante e meno di un anno più tardi, i due, sono diventati marito e moglie. Oggi Francesco ha quarantacinque anni, non è più un ristoratore e non è più nemmeno il marito di Gabriella.

V: Francesco, raccontaci della sera in cui vi siete conosciuti.

F: All’epoca avevo un ristorante al centro di Napoli. Una sera è arrivata questa ragazza a cena, tra l’altro con un tipo, e subito ci siamo notati. I nostri sguardi si sono incontrati spesso, prima di andare via mi ha lasciato il contatto per la mailing list dei clienti ma abbiamo cominciato a parlare subito di noi, fino a quando non abbiamo deciso di incontrarci ad un evento.

V: Dove parlavate?

F: Su MSN Messenger, quindi la classica conoscenza di chat, poi viene naturale incontrarsi. Noi, comunque, ci eravamo già visti di persona.

V: E il tipo della cena che fine aveva fatto?

F: Era stata la loro prima e ultima uscita, era single. Almeno così mi aveva detto.

V: Di cosa si occupava Gabriella?

F: Faceva l’animatrice nei villaggi turistici. Quando ci siamo conosciuti io venivo da una serie di storie da cui ne sono uscito sempre deluso; quindi, non avevo interesse ad avere una relazione seria. Poi, invece, la storia senza che mi rendessi conto è nata ed è andava avanti. Solo che a lei non bastava, voleva certezze, mi chiedeva di continuo: “Ma noi cosa siamo?”

V: La storia l’avete cominciata subito?

F: Subito, appena ci siamo incontrati, ma tieni conto che siamo stati “virtuali” più o meno cinque mesi.

V: Caspita!

F: Sì, perché all’inizio non siamo stati costanti nella comunicazione. Poi ho avuto un intervento al ginocchio, in convalescenza avevo tanto tempo e siamo diventati sempre più assidui.

V: Che ricordi hai del primo incontro?

F: A fine serata abbiamo fatto sesso.

V: Lei all’inizio voleva sicurezze, te lo chiedo anch’io, per te cosa eravate?

F: Per me ci stavamo frequentando e conoscendo. Lei invece mi pressava, voleva di più, finché non è arrivata l’estate e le ho detto “ti amo” ma non lo sentivo davvero, gliel’ho detto per darle la sicurezza che cercava e anche per paura di perderla in vista del suo lavoro estivo.

V: Ma se non eri convinto del rapporto e non sentivi di amarla perché non volevi perderla?

F: Perché dopo tante relazioni sbagliate era la prima volta in cui mi sentivo davvero voluto, quindi mi dicevo “perché perderla?”. Lei, dopo quel “ti amo”, è stato il primo anno in cui ha rinunciato al lavoro di animatrice. Evidentemente si era tranquillizzata.

V: Quindi avete passato l’estate insieme…

F: L’abbiamo passata insieme tranne i giorni in cui siamo andati in vacanza separati, ognuno con i nostri amici. Nonostante ci sentissimo frequentemente, avendo sviluppato grazie alle altre storie un sesto senso, anche in questo caso sentivo che qualcosa non andasse.

V: I famosi campanelli d’allarme. E cosa non stava andando?

F: Aveva atteggiamenti che mi facevano sospettare che in vacanza avesse conosciuto qualcuno e quindi volevo andare a fondo e non essere preso in giro come altre volte. Così le ho controllato i messaggi nel telefono e ho trovato le prove che cercavo.

 V: Ah, immagino il finimondo!

F: No no, ho provato a farla confessare indagando con domande ma non le ho mai detto che l’avevo scoperta perché intanto continuavo a controllare.

Poi dopo poco la loro storia, se così vogliamo chiamarla, è finita. Pensavo: “vabbè, può capitare, siamo da poco insieme, è la prima estate…” Insomma, non l’avevo vissuta come una cosa grave.

V: Mentre tu ti impegnavi, a lei era bastato essere tranquillizzata. Non hai pensato “l’ha fatto una volta potrebbe farlo ancora”?

F: Sì, certo che lo pensavo anche perché me ne dava modo, tant’è vero che, per dirne una, non voleva che passassi all’università che frequentava. Una volta andai a prenderla ma lo percepivo che le davo fastidio, come se si sentisse invasa nei suoi spazi.

V: Dunque, quando avevi il sentore che qualcosa non andasse riguardava sempre il sospetto del tradimento.

F: Esatto. Da quel “Ti amo” lei ha acquisito sicurezze e a me ne levava sempre di più.

V: E quindi intanto ti eri innamorato per davvero?

F: Perdutamente innamorato mentre vivevo questo malessere costante. A tratti, però, il rapporto ritornava bello, fino a quando lei poi ha avuto un ritardo e abbiamo scoperto che aspettava un figlio.

V: Tu contentissimo?

F: Non proprio! Ero preoccupato, quello non era il momento. Anche lavorativamente le cose stavano attraversando una fase tutt’altro che di picco. Naturalmente non mi sono sottratto e lo abbiamo comunicato alle nostre famiglie e in quell’occasione, purtroppo, ho conosciuto sua madre. Ho scoperto che tutto quello che decideva Gabriella era condizionato da sua madre.

V: Praticamente ti sei accorto che la relazione non l’avevi con lei ma con sua madre.

F: Esattamente! Sua mamma ha deciso che dovevamo sposarci subito perché il bimbo non poteva nascere al di fuori del matrimonio. Essendo in crisi lavorativa non potevamo permetterci una casa, mia madre propose di ospitarci mentre la sua decise di pagare il fitto per una casa solo nostra.

V: Ti sentivi un po’ ricattato?

F: Assolutamente, io ero ricattato! Ad ogni cosa che succedeva, ogni più piccola discussione, mi rinfacciava “I miei ti pagano l’affitto” come se lo pagassero solo a me.

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V: Nel frattempo vi siete sposati?

F: Sì e subito dopo la relazione è diventata un incubo, anche sessualmente si era subito quasi completamente allontanata.

V: Hai pensato che potesse essere tutto programmato da mamma e figlia questo matrimonio?

F: Probabile che all’inizio abbiano pensato: “ecco l’imprenditore per sistemarci” poi l’imprenditore si è trovato in difficoltà e quindi vaffanculo non servi più. Diciamo che qualche volta l’ho pensato ma poi non voglio credere che sia così.

V: Intanto è nato vostro figlio che chiameremo Jacopo.

F: Sì e dalla nascita di Jacopo il rapporto tra me e lei è finito completamente mentre è cominciato  il mio ruolo di papà e “mammo”. Non aveva alcuna cura per il bimbo, gli dava da mangiare solo perché lo allattava. Non aveva la minima cura nemmeno per la casa della quale mi occupavo io, dalle faccende domestiche al cucinare. Intanto, mentre Gabriella pensava esclusivamente a sé stessa, mia suocera continuava a decidere ogni cosa riguardasse la nostra famiglia.

V: Nel frattempo ti sei reso conto che eri in una relazione per nulla sana, suocera compresa?

F: Sapevo solo di essere innamorato perso! Avevo perso ogni briciolo di lucidità e col tempo avevo perso anche l’istinto sessuale poiché lei mi respingeva sempre.

V: Avevi il sospetto ci fosse di nuovo qualcun altro?

F: Sì, anche!

V: C’era comunicazione tra voi?

F: Dapprima poca poi praticamente nulla. Nonostante io sia molto comunicativo, ormai mi ero completamente chiuso. Tra l’altro lei ad un certo punto ha cominciato a lavorare come insegnate di ballo e non ci vedevamo quasi più. Dopo il lavoro si faceva anche le serate nei locali quindi io restavo a casa con nostro figlio dato che, tra l’altro, avevo perso il lavoro. Lei rientrava all’alba e puntualmente mi svegliava con il solito “Dobbiamo parlare!”

V: Di cosa dovevate parlare?

F: Dei suoi problemi. Tipo discussioni con i colleghi e tutto quello che non le andava bene. Mi incolpava di ogni cosa.

V: Non apprezzava mai quello che facevi?

F: Le era dovuto ma nemmeno si rendeva conto perché tanto si svegliava quando andavo a riprendere il bimbo a scuola.

V: E tu eri sempre innamorato…

F: E io ero sempre innamorato. Ma oggi credo, probabilmente, che l’amore che provavo per lei era in realtà l’amore che provavo per mio figlio.

V: Nemmeno col tempo ti sei reso conto di essere in una relazione tossica? Sapevi che esistessero?

F: No, non l’ho mai pensato minimamente, non ne conoscevo l’esistenza.

V: Quanto è durato il vostro matrimonio?

F: Otto anni.

V: Oggi, che sei divorziato ormai da anni, cosa pensi?

F: Oggi penso che comunque non sia colpa sua. Gabriella non ha mai imparato ad amare nella vita, mai imparato ad avere rapporti con gli altri. La madre credo abbia influito pesantemente su questo. Non ha mai avuto amici nemmeno da piccola, tutti si allontanavano da lei o lei ci litigava. Non è capace di avere relazioni di alcun tipo, non ha un briciolo di empatia.

V: Quando hai capito che dovevi andare via?

F: Non l’ho mai capito. Quando ci siamo lasciati io ero quello che lottava per restare insieme.

V: Ah, pensa. E come ha preso forma questa separazione mentre tu lottavi?

F: Ci ha messo tanto a prendere forma. Prima lei mi ha chiesto di andare via, poi mi ha fatto ritornare. Probabilmente aveva problemi di organizzazione e le servivo per la casa e nostro figlio e ovviamente è stato tutto addirittura peggio di prima, anche senza alcun rapporto né sessuale né di coppia. Che le servivo ci sono arrivato sempre a posteriori, perché ci avevo creduto nel ritorno, anzi mi ero proprio illuso.

V: I ritorni sono sempre frutto dell’illusione di ritornare al bello degli albori della storia…

F: In realtà mi illudevo continuamente nonostante il periodo assurdo. Passavamo giornate bellissime dove anche lei sembrava felice ma alla fine di queste doveva sempre ricordarmi che in realtà lei non stava bene e le cose tra noi non andavano. Mi sembrava di impazzire.

V: Ti teneva sempre in allerta con lo spettro della separazione…

F: Sì, me lo ripeteva in continuazione che ci dovevamo separare e io lì sconvolto le dicevo “Ma come?! Siamo stati così bene!” Lei di contro mi rispondeva: “Ma certo, perché tu non capisci niente!”

Ah, durante la fase del ritorno, tra l’altro, ho scoperto di nuovo che aveva un’altra relazione che naturalmente ha sempre negato ma i messaggi che trovavo nel suo telefono dicevano il contrario.

V: Ah, vabbè, proprio una traditrice seriale. Tu l’hai mai tradita?

F: Mai! Almeno no realmente, virtualmente sì, in chat. Ogni tanto dovevo pur sfogarmi.

V: Ma almeno! Credimi, ne sono quasi sollevata.

F: Ora che ti racconto questa cosa non lo sarai più. L’ultima estate passata insieme siamo andati in vacanza e nonostante fossimo anche con le nostre famiglie siamo stati benissimo. Lei sembrava realmente felice e non si è mai lamentata di nulla. Dopo quella vacanza Gabriella sarebbe andata in crociera, solo lei, insieme ad un’amica, quindi in quei giorni andavamo in giro per negozi e mercatini a fare shopping. Le ho regalato un sacco di cose per l’occasione.

V: Hai mai dubitato che non andasse con la sua amica?

F: Ecco, hai capito! Io no perché, tra l’altro, era la fase in cui stavamo proprio bene.

V: E certo, perciò stavate proprio bene!

F: Ad ogni modo al rientro della crociera ha organizzato una serata con delle amiche a casa nostra e io per farle stare più tranquille me ne sono andato con Jacopo dai miei per quella sera. Quando sono ritornato a casa ho scoperto che non era una serata con le amiche.

V: No vabbè, sono scioccata!

F: Aveva organizzato una serata con l’amica, il ragazzo dell’amica e il suo ragazzo, una serata a quattro, la stessa formazione della crociera!

V: Un film! A questo punto è finita?

F: No, siamo andati ancora un po’ avanti, le ho perdonato pure questa cosa qua! Ma era un continuo litigio perché lei, comunque, con me non ci voleva stare.

V: Ma Jacopo ha mai assistito a tutto questo litigare?

F: Certo e così passiamo anche alla violenza fisica. Nell’arco degli anni mi ha colpito con oggetti, mi ha picchiato più volte. Io non reagivo perché altrimenti mi avrebbe pure denunciato. Una volta mi ha picchiato davanti a nostro figlio, quando le ho afferrato le braccia per fermarla lei mi ha accusato di averle messo le mani addosso, raccontandolo a sua madre con tutte le conseguenze che puoi immaginare.

V: E tu ancora volevi stare in questo rapporto?

F: Volevo mantenere a tutti i costi la famiglia mamma, papà, figlio, sì.

V: Quand’è che vi siete separati? Quando hai detto basta?

F: Basta non l’avrei detto. Ci siamo separati perché lei ha voluto, lei è andata avanti in questa cosa, lei è andata dall’avvocato …

V: …perché tu eri ancora innamorato.

F: Sì! E avevo anche paura per mio figlio, se già non se ne prendeva cura stando insieme figuriamoci da separati. Avrei voluto chiederne l’affidamento ma non l’avrei mai ottenuto perché il problema nel problema è che l’uomo non è tutelato sotto questo aspetto, anzi sempre discriminato. La giustizia non esiste per noi perché la mamma può essere anche una stronza o una persona totalmente inadatta per crescere un figlio, però ha ugualmente la possibilità di avere il bambino, con il potere di metterlo pure contro il padre. Così, per non fomentarla ulteriormente, ho scelto la separazione consensuale accettando anche il suo stesso avvocato. Nonostante questo, tieni conto che allora per un periodo sono stato addirittura senza lavoro, mi è stato richiesto comunque il massimo del mantenimento. Quando capitava che ritardavo nel pagamento lei mi mandava l’avvocato, che era anche il mio! Ma ti rendi conto quanto sia tutto estremamente grave?! No, l’uomo non assolutamente tutelato e questo mi fa male.

V: Mi rendo conto, sì. Dimmi, ti prego, che ad un certo punto hai smesso di essere innamorato di questa persona.

F: Sì! Oggi la schifo! Qualche volta mi ha chiesto anche di ritornare ma, per carità, manco morto! Ho gli incubi solo al pensiero!

V: Aaaah! Oggi com’è il vostro rapporto?

F: Il solito rapporto, solo che siamo divorziati. Mentre stiamo bene, si esce insieme con nostro figlio, facciamo cose belle poi si rivolta e fa uscire problemi anche dove non ce ne sono, e io ovviamente sono sempre lo stronzo. Mentre ora la mamma mi ama e ha un apparente rapporto amichevole con me.

V: Secondo te quando hai smesso di essere innamorato di questa persona?

F: Proprio una volta in cui lei ha detto “Qualora poi dovessimo tornare insieme…” ha detto una roba del genere, d’istinto le ho risposto: “No, per carità!” e allora lì ho capito che finalmente avevo smesso. Poi ho scoperto che da prima della separazione lei ha cominciato a bere e ancora oggi spesso è ubriaca.

V: Jacopo se ne rende conto?

F: Penso di sì perchè mi dice spesso che quando si sveglia al mattino trova sua madre crollata sul divano e quando va a scuola, lei, è sempre lì sul divano.

V: Com’è il rapporto con tuo figlio oggi?

F: Almeno questo non è cambiato, è quasi sempre con me e continuo ad occuparmi io di tutto per quanto riguarda lui e non potrei esserne più felice, Jacopo resta la mia unica priorità e non ho mai dubitato di me stesso per quanto riguarda mio figlio, so di essere un bravo papà.

V: Quindi oggi sei convinto che con lei non ci ritorneresti mai più.

F: Mai più! Ma non posso dire di essere uscito dalla relazione tossica perché so bene di esserci ancora dentro, devo per il bene di mio figlio. Oggi mi aiuta il fatto di esserne consapevole e voglio pensare che ne uscirò completamente quando Jacopo sarà indipendente.

V: Almeno la consapevolezza ti fa da cuscinetto

F: Esatto, posso gestire e giostrare sicuramente con lucidità, quando attacca con i pipponi ormai la lascio fare da sola, tutto mi scivola, non mi riguarda più. Queste persone sono vampiri ti succhiano pure l’anima.

V: Oggi come vivi le relazioni?

F: Non le vivo! Non ne ho proprio voglia, ho un vero rifiuto. Non credo più a nulla, non so se capiterà ma non la cerco, non la voglio. Sono tornato allo stato d’animo che avevo prima di stare con lei ma più amplificato. Posso morire da solo!

V: Mi auguro un giorno tu possa essere smentito. Questa esperienza insegna?

F: Mi ha insegnato a capire bene cosa c’è dietro a queste persone e le dinamiche con le quali operano. I famosi campanelli d’allarme, almeno quelli, ora li riconosco. Cogliere segnali e riconoscere le dinamiche di questi rapporti è fondamentale.

V: Veramente non hai mai raccontato nulla a nessuno di questa storia?

F: Mai, mai! È la prima volta.

V: Ti comprendo perfettamente, ho fatto lo stesso anche io ma ora sappiamo anche che, invece, parlarne è necessario. Grazie infinite per questa testimonianza.

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